La coppellazione è un processo usato in metallurgia per raffinazione le leghe metalliche oppure i materiali dopo l’estrazione.
In entrambi i casi l’obiettivo consiste nella separazione dei metalli nobili (argento, oro oppure platino) dalle scorie, dai materiali leganti o dai metalli di base presenti all’interno del minerale.
Che si tratti di rame, zinco, ferro o nichel, la procedura si basa sempre sullo stesso principio.
Infatti i metalli preziosi hanno reazioni chimiche particolari oppure, come accade per l’oro, non si ossidano.
Queste caratteristiche consentono di distinguerli in maniera immediata dagli altri materiali e rendono i metalli preziosi molto apprezzati.
La tecnica di coppellazione consiste nel riscaldare le leghe oppure i minerali a temperature estremamente elevate, fino a superare il punto di fusione del metallo nobile in questione.
Di conseguenza i materiali leganti e le scorie reagiscono, diventano altri composti e quindi vengono eliminati.
La procedura può essere utilizzata su larga oppure piccola scala: nel primo caso si ha a che fare con minerali appena estratti, nel secondo con oggetti preziosi da raffinare.
Inoltre la coppellazione su piccola scala consente di lavorare quantità inferiori di materiale.
In entrambe le situazioni si utilizzano appositi forni alimentati con una miscela di ossigeno e acetilene e forme di argilla refrattaria al calore i cui interni sono ricoperti con un sottile strato di cera oppure con olio di lino.
Così si favorisce il distacco della barra realizzata con il metallo puro.
Il processo viene utilizzato dalle fonderie e dai banco metalli per raffinare gli oggetti preziosi, rottami d’oro e gioielli e trasformarli in metallo da investimento.
Infatti bisogna sempre tenere a mente che l’oro comunemente usato non è allo stato puro, bensì una lega.
Si tratta di un accorgimento necessario perché l’aggiunta di materiali leganti risulta essere fondamentale per assicurare la durabilità dei pezzi.
I metalli nobili sono troppo duttili e morbidi per poter resistere a lungo senza subire danni quando vengono usati quotidianamente.
La lega più diffusa è quella 18 carati, composta per il 75% da metallo giallo e dal 25% da materiali leganti (argento, ferro, zinco, nichel oppure rame).
Tuttavia esistono leghe con un maggiore o minore livello di purezza. Più il metallo è puro e maggiore è il suo valore.
L’oro da investimento è definito 24 carati e presenta una purezza minima del 99,5% per lingotti e placchette e del 90% per le monete pregiate che vengono fatte rientrare all’interno di questa categoria.
Questo settore viene affidato in esclusiva agli Operatori Professionali in Oro, cioè a società che rispettano determinati e stringenti requisiti, che possiedono l’apposita certificazione e che sono espressamente autorizzati a operare dalla Banca d’Italia.
Inoltre devono garantire alti livelli di serietà, affidabilità e professionalità.
Solo pochi compro oro sono Operatori Professionali in Oro, mentre la maggior parte degli esercizi commerciali che rientrano nella categoria sono banco metalli.
Quasi sempre offrono servizi aggiuntivi alla compravendita di gioielli usati e oggetti preziosi dai privati.
Infatti effettuano attraverso una procedura interna la fusione del materiale acquistato per raffinarlo e trasformarlo in lingotti.
Questi sono poi venduti agli investitori oppure a commercianti in oro, orefici e gioiellieri.
Inoltre il servizio viene messo a disposizione di piccoli e medi compro oro che diventano convenzionati con il banco metallo.
Proprio per garantire la tracciabilità e la serietà della procedura di coppellazione e di fusione l’intero processo viene filmato dall’inizio alla fine.
In questo modo i negozi convenzionati e i privati che investono in oro sono maggiormente tutelati.
Quando si fondono gli oggetti preziosi, portando l’oro a una temperatura superiore ai 1.064°C, nel crogiolo vengono aggiunte due sostanze che facilitano la coppellazione del metallo.
Si tratta del salnitro e della borace: il primo rende il metallo più liquido, la seconda lo protegge ulteriormente dall’ossidazione.
La quantità da aggiungere è variabile perché ogni esperto di fusione ha un proprio metodo.