La sterlina inglese, collezione e investimento

sterlina britannicaSia che siate semplici collezionisti di monete (magari da investimento) che colti numismatici, conoscere la storia di una moneta, oltre che un arricchimento intellettuale importante, è come fare un affascinante viaggio nella storia e nella cultura dell’uomo.

L’uso di mezzi di appoggio (o, meglio, di scambio) come si possono definire le monete utilizzate per acquistare i beni anziché ricorrere all’atavico baratto, è stato un passo fondamentale nella nostra civiltà.

Un tempo, i materiali di cui erano fatte le monete erano soprattutto metalli preziosi, ai quali corrispondeva il valore della moneta.

Oggi per le monete, a causa di varie ragioni di carattere economico più o meno evidenti, non si usano praticamente più metalli preziosi.

Le monete di oro e di argento che si producono oggi sono intese come monete da collezione, dato, tra l’altro, che il loro valore reale è molto più alto di quello nominale.

Ad esempio, attualmente, la moneta da 20 dollari USA in oro vale poco meno di 850 euro.

Per varie ragioni storiche, una delle monete più interessanti in campo numismatico è la sterlina inglese o meglio, la sterlina britannica.

Riguardo all’origine del suo nome, circolano un paio di giustificazioni, non perfettamente coincidenti.

Secondo la prima versione, tutto dipende dal significato del suo nome completo, Pound of Silver Sterling, cioè libbra di argento puro.

Il che significherebbe il valore alla quale la moneta, che in realtà è d’oro, fa (o, meglio, faceva) riferimento.

La seconda versione dell’origine del nome di questa moneta recita che Pound Sterling derivi in parte (pound) dall’antico nome inglese di derivazione latina della libbra d’argento.

Attorno all’800 Carlo Magno definì un nuovo sistema monetario, in sostituzione del sistema romano, che prevedeva l’unità base pari a un duecentoquarantesimo del valore di una libbra d’argento.

Per la precisione, allora la libbra era corrispondente ad un peso di 409 grammi (libbra carolingia). In pratica, con una libbra d’argento (un pound), venivano coniate 240 monete, i “denari”.

Sterling, invece, stava a significare la purezza del metallo utilizzato per la nuova moneta, che era oro a 23 carati. Infatti, sterling, in inglese, significa anche puro, genuino, di buona lega.

La comparsa della sterlina inglese avvenne nel 1816, in occasione della grande riforma monetaria che intraprese il parlamento inglese.

A quell’epoca regnava Re Giorgio III. Si è trattato della Great Recoinage, con la quale si intendeva sostituire il precedente sistema basato sull’argento con uno che ha l’oro come metallo base (Gold Standard).

La nuova moneta, la sterlina inglese, era d’oro, con diametro pari a 22.05 mm, e peso pari a 7.988 grammi. Di questi, 7,32 grammi sono di oro puro, da cui il titolo, di 22 carati.

Il disegno posto sulla faccia principale della sterlina inglese è disegnata una testa femminile con una corona di alloro (testa laureata), in alcune versioni la testa laureata è sostituita da una testa nuda, anche maschile.

Più recentemente è stata raffigurata l’immagine della Regina Elisabetta II, in quattro differenti ritratti per monete coniate a partire dagli anni 1957, 1974, 1985 e l’ultimo, nel 1998. per questo, anche a ricordo delle monete d’oro del 1496 coniate per conto del Re Enrico VII, la sterlina inglese è anche chiamata la sovrana (sovereign, in inglese).

Sul rovescio della sterlina britannica è invece raffigurato San Giorgio (patrono d’Inghilterra) che uccide il drago.

La prima versione di questo soggetto è dell’artista italiano Benedetto Pistrucci, medaglista, che visse tra il 1783 e il 1855. Dal 1815 iniziò a lavorare per la zecca britannica.

olo in quattro versioni, coniate a partire dagli anni 1825, 1831, 1838 e 2002 quel famoso disegno fu sostituito da uno scudo.

Nel 2005 è stata coniata una versione della lira sterlina ancora con San Giorgio che uccide il drago, ma in versione moderna, stilizzata.

Questa versione ha incontrato qualche critica di ordine sia stilistico che di fattura. Probabilmente anche per questo alla fine la zecca inglese è ritornata essenzialmente all’opera di Pistrucci.

Anche il titolo, 22 carati, ha una sua storia particolare. Come avevamo visto, la vecchia sterlina dei tempi di Enrico VII, nel 1489, era a 23 carati, e così rimase fino a che, sotto il regno di Enrico VIII (1509-1547) si stabilì di ridurla a 22.

Questo sarà d’ora in poi lo standard per quanto riguarda le monete d’oro, il cosiddetto Crown Gold.

Il successo, la diffusione e l’utilizzo di questa moneta fu tale per cui nel ventennio tra il 1800 e il 1900 fu di fatto la principale moneta utilizzata negli scambi commerciali.

Sicuramente a questo risultato ha contribuito le dimensioni dell’Impero britannico, che in quegli anni era al massimo della sua potenza economica.

Era presente, infatti, nell’America del nord (Canada), in molti paesi africani, in India e in Australia.

A causa della grande estensione del regno, per un certo periodo di tempo e fino al 1932 le sterline d’oro furono coniate non solo dalla Zecca Reale di Londra (the Royal Mint, che dal 1968 è stata spostata in Galles) ma anche direttamente nei paesi appartenenti all’Impero britannico.

In particolare, ci sono state sterline d’oro coniate a Bombay, in India, in Canada, ad Ottawa, in Australia (Melbourne, Perth e Sidney), e in Sudafrica (Pretoria). Il paese di produzione di queste monete è riconoscibile da un marchio presente sulla moneta.

Quando le monete d’oro erano effettivamente utilizzate come metodo di pagamento, c’era il problema dell’usura delle stesse, che, passando di mano in mano e sfregando contro i piani di appoggio, oltre a rovinarsi, potevano potenzialmente perdere parte dell’oro di cui erano realizzate.

Per far fronte a questo problema, durante il periodo vittoriano (dal 1837 al 1901) era in uso ritirare le sterline d’oro più vecchie di 15-18 anni.

Queste monete erano successivamente fuse per realizzare nuove sterline. Anche per questo motivo non è comune trovare sterline di quel periodo, nonostante l’elevato numero di monete prodotte.

All’inizio della prima guerra mondiale, nel 1914, le sterline d’oro vennero tolte dalla circolazione, anche se la loro produzione continuò fino al 1917.

Successivamente, sia per far fronte alle richieste, che per contrastare le false sterline d’oro provenienti da altri paesi, la Royal Mint riprese la produzione, questo a partire dal 1957. Dal 2000 si producono più specificatamente le sterline da investimento.

Nel 1983 la sterlina inglese sarà coniata in metallo comune. Questo tipo di monete e sostituirà, a partire dal 1988, le banconote da una sterlina che nel frattempo erano state emesse per sostituire la sterlina d’oro.

La sterlina britannica è stata ed è tuttora una delle monete di prestigio più conosciute ed apprezzate al mondo. Oggi il suo valore è legato all’andamento del metallo prezioso di cui è costituita, l’oro.

Il valore attuale è pari a circa 245 euro per monete di nuovo conio, 240 euro per quelle di vecchio conio. Questo per quanto riguarda la domanda, cioè se avete intenzione di fare un investimento in lire sterline dovrete spendere questa cifra.

Se invece prendiamo in considerazione l’offerta, i prezzi si attestano a 214 euro per il vecchio conio e circa 216 euro per il nuovo conio.

Questo significa che se volete vendere le vostre sterline inglesi d’oro, il prezzo che dovete aspettarvi è questo. Occorre notare che per la compravendita di oro da investimento è esente da IVA.

Sull’eventuale plusvalenza ottenuta quando si vendono monete d’oro occorre pagare un’imposta del 26% (era il 20% prima del luglio 2014 e il 12.5% prima del primo gennaio 2012).

In generale l’investimento in monete d’oro non è considerato particolarmente a rischio, in particolare se effettuato in sterline inglesi o in altre celebri valute di metallo prezioso.

È chiaro però che occorre tener presente tutti i fattori descritti precedentemente per fare in modo che l’investimento sia veramente profittevole, fermo restando che una collezione di monete non si fa solo per mera sete di guadagni ma anche per il piacere di possedere un pezzo importante della storia dell’uomo.